Il Gas Radon, il killer invisibile

Il radon è un gas radioattivo naturale, inodore, insapore e incolore, estremamente volatile e solubile nell’acqua. E’ un prodotto del decadimento radioattivo del radio, il quale, a sua volta, deriva Un atomo dall’uranio.
Il radon è un gas molto pesante e viene considerato estremamente pericoloso per la salute umana se inalato. L’isotopo più stabile, il Radon222 ha una vita media di 3,8 giorni. Il radon e i suoi derivati provengono principalmente dal sottosuolo, ma possono anche essere emessi da certi materiali di costruzione. L’acqua potabile può essere contaminata dal radon attraverso il suo percorso geologico. Il radon decade originando altri prodotti di decadimento: sono proprio questi isotopi radioattivi solidi, i cosiddetti “figli del radon”, a costituire il pericolo maggiore per la nostra salute poiché vengono inalati con la respirazione e si depositano nei polmoni dove, decadendo a loro volta, emettono radiazioni che danneggiano il tessuto polmonare.
I pericoli del Radon e le azioni da intraprendere

E’ ormai ampiamente dimostrato che una prolungata esposizione ad elevate concentrazioni di radon accresce il rischio di tumore polmonare. L’ Organizzazione Mondiale della Sanità  ha classificato il radon come cancerogeno di gruppo 1, ossia come sostanza per la quale vi è evidenza accertata di cancerogenicità  anche negli esseri umani, collocandolo al secondo posto come causa di tumori polmonari, dopo il fumo di tabacco. E’ importante conoscere e valutare gli effetti sanitari del radon, dal momento che esso rappresenta un rischio sanitario quando si accumula negli spazi confinati e, nel mondo di oggi, noi trascorriamo l’80 – 90% del nostro tempo in spazi chiusi
Il problema, sia per la natura geologica del nostro territorio che per l'impiego di materiali da costruzione tipici dei nostri suoli (e, in alcuni casi, ricchi di uranio, come tufo e pozzolana) tocca molto da vicino il nostro Paese. Un’ effetti del radon?Indagine Nazionale condotta sulle abitazioni italine alla fine degli anni '80 ha rilevato una concentrazione media di radon indoor pari a 77 Bq/m3 e dunque approssimativamente doppia rispetto a quella mondiale (valutata in 40 Bq/m3). Questa consapevolezza ha condotto all'emanazione del Decreto Legislativo n.241/00, che tratta dell'esposizione lavorativa a sorgenti naturali di radiazioni ionizzanti, prima fra tutte il radon, ed impone agli esercenti di attività  lavorative che in svolgono in sotterrano o in zone a rischio il monitoraggio, ed eventualmente il risanamento, dei luoghi in cui il personale opera. Pur se riferito esclusivamente alla tutela nei luoghi di lavoro, esso rappresenta un significativo passo in avanti sulla strada di una coscienza e di una conseguente normazione radioprotezionistica.
Dal radon è possibile difendersi in molti modi. Come sempre, il sistema migliore è la prevenzione, attuata mediante una progettazione edilizia antiradon nelle zone a rischio e mediante la scelta di materiali da costruzione a basso contenuto di radioattività. Negli edifici già  esistenti è importante realizzare un’azione di monitoraggio degli ambienti e, laddove vengano riscontrate concentrazioni elevate di radon, rivolgersi a centri specializzati al fine di adottare opportune misure di mitigazione

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